La moda deve liberare, non imprigionare.
A Parigi, molte collezioni hanno trasformato le donne in oggetti estetici: visi coperti, forme rigide, movimenti negati.
Volti nascosti, corpi costretti
Da Courrèges a Thom Browne, i look cancellavano l’identità.
In Alaïa, tute-cocoon bloccavano le braccia; da Margiela, bocche tirate in sorrisi forzati. Anche in Valentino, corpi troppo magri oscuravano la bellezza.
Dove è finita la diversità
Solo Matières Fécales ha mostrato corpi diversi, ma scarpe dolorose hanno rovinato il messaggio.
La moda è politica
Duran Lantink non voleva essere politico, ma ogni abito lo è.
Miuccia Prada, con Miu Miu, reinterpreta i grembiuli: un simbolo del lavoro femminile trasformato in lusso, ma ancora carico di storia.
La moda che libera
Le collezioni migliori – Blazy, Vitale, Bellotti, Rider – parlano di movimento e vita.
Come ha detto Michael Rider, “non la più appariscente, ma quella con il miglior cappotto”.