L’espressione “vittima della moda” un tempo era letterale. La collezione storica dell’Università della Virginia conserva abiti che hanno avvelenato, soffocato o bruciato chi li indossava.
Verde arsenico
Nell’Ottocento, l’arsenico dava ai tessuti un verde brillante, simbolo di lusso e raffinatezza. Ma l’esposizione portava alla morte — soprattutto per gli artigiani che maneggiavano il veleno.
Gonne crinoline infiammabili
Le gonne ampie sostenute da gabbie di acciaio o crine di cavallo erano bellissime, ma pericolose. Bastava una candela accesa per trasformarle in una trappola di fuoco.
Gonne “hobble”
All’inizio del Novecento, le gonne strette limitarono i movimenti al punto da causare incidenti mortali. Le donne non potevano scappare né camminare liberamente.
Abiti da lutto
Questi abiti non uccidevano fisicamente, ma rappresentavano la prigionia sociale delle donne costrette a vestirsi di nero per anni.
Colletti “ammazza-padri”
Gli uomini dell’Ottocento indossavano colletti tanto rigidi da tagliare la circolazione e soffocare. Alcuni erano persino infiammabili.
Cappelli al mercurio
I cappellai inalavano vapori tossici di mercurio durante la lavorazione del feltro, perdendo memoria e sanità mentale — da qui nacque il “Cappellaio Matto”.
Il prezzo della bellezza
Questi abiti ricordano che la moda non è solo eleganza, ma anche sacrificio. In ogni epoca, la bellezza ha avuto un costo mortale.



