Il Cile affronta i rifiuti del fast-fashion nel deserto di Atacama

Rifiuti nel deserto non polare più arido al mondo

In un angolo polveroso del deserto di Atacama — la zona non polare più arida della Terra — si accumulano cumuli di indumenti usati, scoloriti e stracciati sotto il sole. Sacchi di plastica esplodono di vestiti: uniformi da infermiere, scarpe, tute da lavoro e abiti fast-fashion ancora con etichette. Arrivano tramite la zona franca di Iquique: alcuni vengono rivenduti, altri abbandonati in discariche illegali, spesso bruciati causando inquinamento.

Una svolta legislativa verso la responsabilità

Il ministero dell’Ambiente cileno ha inserito i tessuti come categoria “prioritaria” nella legge sulla responsabilità estesa del produttore (EPR). Gli importatori devono ora segnalare i volumi di abbigliamento usato immessi nel paese, con regolamenti più severi in arrivo.

Economia circolare: riparare, riutilizzare, riciclare

Il Cile pubblicherà una policy sui tessili nel contesto dell’economia circolare. L’obiettivo: eliminare le discariche tessili nell’Atacama e promuovere una cultura di riparazione, riuso e riciclo. Beatriz O’Brien di Fashion Revolution commenta che questa rappresenta una svolta dal modello lineare produzione–consumo–discarica verso la sostenibilità.

Pressione delle importazioni e impatti locali

Oltre il 90 % dei tessili in Cile è importato: il paese è il quarto maggiore importatore mondiale di abbigliamento usato, con oltre 123 000 tonnellate annue. Le regioni settentrionali, come Alto Hospicio e Iquique, ne soffrono maggiormente.

Dalla zona franca al deserto

Alla zona franca di Iquique, enormi balle di abbigliamento usato vengono scaricate e differenziate da lavoratori migranti. I capi in buone condizioni finiscono nei negozi outlet, a Santiago o persino spediti all’estero. Quelli meno pregiati finiscono nei mercati di Alto Hospicio o smaltiti nel deserto, dove talvolta vengono incendiati, rilasciando fumi tossici.

Un punto di svolta per l’America Latina

La legge EPR, attiva dal 2017 per pneumatici, batterie e altri prodotti, ora include anche i tessili. Il ministro dell’Ambiente, Maisa Rojas, afferma che i produttori non potranno più ignorare l’impatto ambientale dei capi non utilizzati.

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